Piccolo Teatro Città di Ravenna

G.A.D. Gino Caprara & Laboratorio Italiano

Teatro Rasi di Ravenna (RA) - Venerdì 07 Dicembre 2001 ore 15:00
La broja (di Bruno Gondoni)
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Mercoledì 19 Dicembre 2001

+ La tragedia umana dei braccianti

Articolo relativo alla rappresentazione "La broja" apparso sul Corriere di Romagna del 19-11-2001

Una commedia? Un dramma! Un vero dramma questo squarcio di vita vissuta da un folto di braccianti ravennati, questo tormento di tragedia umana descritta da Bruno Gondoni nella sua opera più conosciuta, "La broja", e riproposta, in occasione del centenario della nascita dell'autore, dal Piccolo Teatro della Città di Ravenna, di scena al rasi.
Ma che cos'è questa broja?
E' quel giunco palustre utilizzato, fino a un recente passato, per la fabbricazione di capanne, di tetti, di stuoie, protagonista quasi incontrastato di zone acquitrinose e quindi malsane come sono state certe zone della bassa Romagna e come erano le valli di Ostia al momento della vicenda.
Vicenda che si impernia sul rude Andrei, il presidente, e la sua famiglia: il figlio Vico, instancabile lavoratore, la nuora Maria dolce e passionale, il nipotino Tanì, ragione di vita dei genitori e speranza dell'ormai vecchio nonno. E' attorno a questi che si muove la massa degli altri personaggi.
L'azione si svolge nelle paludi di Ostia, nell'Agro Romano da bonificare, verso cui, centinaia di braccianti, uomini e donne, associati in cooperativa su iniziativa di Nullo Baldini, sono partiti il 4 novembre 1884 con tante speranze, armate solo dei loro attrezzi e dalla volontà di riuscire in un'impresa disperata, sospinti dalla necessità di trovare altrove un lavoro, sia pure massacrante.
Chi erano costoro? Erano braccianti rudi, incolti, ignoranti, ma generosi, che vanno a comporre un piccolo mondo avulso della loro terra, con le loro passioni, le loro invidie, i loro contrasti, le maldicenze e i sospetti così facili a sorgere quanto più difficile diviene la vita, quanto più "dura da mastighè" diviene la broja, quanto più alto si presenta il prezzo da pagare; e così, come se si trattasse di una congiura, si sentono abbandonati a loro stessi.
Ma torniamo alla rappresentazione. Innanzitutto è stato dato scacco matto a quanti considerazione il teatro dialettale solo una palestra per commedie comiche o addirittura farsesche; una sequenza di battute grasse se non oscene dette allo scopo di strappare al pubblico la facile risata.
Qui si è avuta invece un'ulteriore dimostrazione che anche il teatro romagnolo può e deve essere teatro vero, istruttivo, morale come il teatro in lingua, o essere commedia divertente, ma sempre serio.
Un teatro che faccio divertire, ma anche meditare sui grandi valori della vita, lo hanno offerto Goldoni e pochi altri. Qui Gondoni è andato oltre; con "La broja" ha compiuto una svolta decisiva portando nel dialettale una pièce di forte impegno umano e sociale.
E che dire dell'esecuzione? Semplicemente magistrale.
E' stato come un miracolo vedere tanti bravi attori, tutti molto bravi, così affiatati, ciascuno nel proprio ruolo, muoversi con disinvoltura una scenografia suggestiva, efficace, sintetica attraversata da flash musicali appropriati e di alta intensità emotiva.
E se tutta la recita è stata sempre di livello elevato una menzione particolare merita la ricerca meditata dei costumi e lo svolgersi della scena dell'adunanza con l'esplodere contemporaneo di idee e sentimenti opposti che si incrociano in una confusione teatralmente ben organizzata fra tutti i partecipanti.
E' stato un capolavoro di recitazione: complimenti all'autore che ha osato proporla e ancor più alla regia che ha saputo gestirla.
Fra gli spettatori erano presenti diversi gruppi di giovani, figli del tempo dell'abbondanza e dello spreco quando è facile rinvenire nei cassonetti pezzi interi di pane.
C'è da augurarsi che questi giovani abbiano ben compreso sia l'immenso dramma di una vita fatta di stenti e di privazioni appartenuta appena ai loro bisnonni, sia le lotte ed i sacrifici immani che sono stati compiuti per dare ai tanti "Tanì" e alle generazioni a seguire una vita migliore che non è né regalata né tantomeno scontata.