Piccolo Teatro Città di Ravenna

G.A.D. Gino Caprara & Laboratorio Italiano

Teatro Mazzini - Domenica 09 Luglio 1978 ore 21:00
Una rumagnola (di Icilio Missiroli)
I nostri ricordi Rassegna Articoli


Domenica 09 Luglio 1978

+ "Una Rumagnola" applauditissima

Articolo relativo alla rappresentazione di "Una Rumagnola" al Mazzini di Forlì il 9 luglio 1978

La mia - questa mia - è una confessione di "resa" al dialetto (oltre che, ovviamente, cronaca doverosa). Resa al dialetto romagnolo di chi dal teatro pretende un costante proiettarsi in avanti, costante e inesausto, come la storia e la poesia, e che trova, secondo me, il suo terreno0 adatto nelle sperimentazioni più varie e azzardate e nel superamento di ogni municipalismo ambientale.
Ora, in occasione del nono raduno "Una dmenga a ca' nostra", rentrèe annuale per un fine settimana dei forlivesi lontani, ho assistito al Teatro Mazzini a "Una Rumagnola" di Icilio Missiroli.
A parte l'aria di festa che regnava nella sala, sovrabbondante di presenze, un'aria naive fatta di strette di mano che riallacciavano "antichi" affetti, di abiti demodès delle signore non più giovani, ma bien-coiffèes come per un incontro importante, di applausi e mormorii di approvazione ad ogni battuta appena appena un poco più evocativa o polemica, a parte questa aria di festa, dicevo, che era spettacolo nello spettacolo, a, a parte i meriti interpretativi della Compagnia - di cui dirò dopo -, quello che ha persuaso la mia "miscredenza" è stata l'icasticitià ci certo lessico a tuttotondo, esattamente tagliato dall'autore sulle misure delle situazioni e dei personaggi, la pregnanza della parola / battuta mai gratuita, il gioco dei sentimenti che l'asciuttezza talora irta dei morfemi valorizza e, quasi assolutizza. E me ne è venuto, allora, come una ammirazione da neofita non "ingenua" e un desiderio di ascoltare, riascoltare, di far affiorare o riaffiorare quel dialetto che è anche il mio e del quale oggi troppo diffusamente e quindi genericamente e superficialmente, si domanda il recupero.
E' chiaro, però, che una simile "nostaglia" l'ha innescata un certo testo teatrale, ossia un testo condotto in maniera egregia. In vero, ne "Una Rumagnola" di Icilio Missiroli dimostra di ben conoscere il mestiere del fabulator scenico. Narratività sintetica, infatti, alternanza di momenti corali e momenti di mersione dell'individuo, compiutezza in sè di ognuno dei tre atti / episodi, scioglimento rasserenante e non privo di humor, sono gli ingredienti che l'autore dosa con equilibrio, ottenendo un'azione alla quale pathos e quotidianità - una quotidianità non scontata, però, non di maniera - danno la dimensione dell'autentico.
Venendo all'interpretazione, occorre dire che la Compagnia del Piccolo Teatro della Città di Ravenna, diretta da Gino Caprara, ne fa un buon spettacolo. Non so fino a che punto condividerei la pienezza degli assensi esaltativi alla protagonista. Certamente Luisa Fiorentini (Tina) è brava, ma la preferiamo ad azione inoltrata, più che nel gioco delle strategie femminili del primo atto, la preferiamo laddove la sua "testardaggine" diviene difesa del focolare (difesa dai Tedeschi come dall'altra che vorrebbe dimostrarle il suo uomo), in nome di un valore che è quello della vita stessa.
Ottime le scene di insieme (una partita a "bestia" che è un felicissimo quadro di genere, animato e parlato); sempre centrate le presenze maschili (Roberto Battistini è un Carlon di estrema naturalità); curata la scenografia, piacevole e gradevolmente porta la canzone della Paqsuella. Che più? Se poi si aggiungono un Mazzini e un Garibaldi (in effige), "trionfatori" alle pareti della scena del primo atto, potevano i forlivesi non applaudire fino all'ovazione enutsiastica?