Piccolo Teatro Città di Ravenna

G.A.D. Gino Caprara & Laboratorio Italiano

RASSEGNA STAMPA


Sabato 03 Marzo 1990

+ Esemplari storie di donne

Articolo apparso su Il Resto del Carlino per rappresentazione di Una Rumagnola al Rasi

Il Piccolo Teatro Città di Ravenna diretto da Gino Caprara porterà sulla scena, domani, domenica, al teatro Rasi (ore 15) "Una Rumagnola" commedia in tre episodi di Icilio Missiroli, uno dei classici del teatro dialettale romagnolo. Più che di commedia, si potrebbe parlare di trilogia che Missiroli ha scritto in tempi diversi per innalzare un vero e proprio monumento alla donna romagnola, che con la sua forte personalità ha sempre saputo ritagliarsi spazi e considerazioni in una società, quella romagnola di un tempo, in cui non è che il femminismo prosperasse.
Missiroli scrisse il primo episodio nel 1930, su richiesta di un gruppo femminile di Forlì interessato ad un copione di un atto unico. Nacque così "Lassì fe la burdela" che venne rappresentata per la prima volta a Forlì da un gruppo di studenti. Il successo fu grande e fin da allora Missiroli penserà di estendere l'azione anche in tempi successivi ma solamente alla fine degli anni sessanta, grazie anche alla sollecitazione di Aldo Spallicci, realizzerà il progetto scrivendo "Amor in cà" e "E tira la bussana".
I tre episodi saranno poi raggruppati con titolo "Una Rumagnola" e la commedia verrà rappresentata per la prima volta a Forlì, il 7 gennaio 1978, portata sulla scena dallo stesso Piccolo Teatro che la ripropone oggi a Ravenna, nell'ambito della rassegna "Ritroviamoci al Rasi".
Gino Caprara, infaticabile regista e anima del Piccolo Teatro, fa notare le difficoltà che comportano i tre episodi. Gli attori, infatti, nel volgere di un paio d'ore, devono trasformarsi da giovani ad adulti perchè la scena prevede tre momenti della vita di una donna negli anni 1919, 1930 e 1944. E dunque, dietro le quinte, ci sarà un susseguirsi concitato di mutamenti di abito, di trucco e di situazioni che solo la lunga esperienza e la bravura degli attori consente.
La passione per il teatro dialettale nacque in Missiroli dopo avere assistito a una rappresentazione di "Al Tatar" di Eugenio Guberti. Missiroli restò affascinato da questo mondo e cominciò a maturare una concezione di teatro come veicolo della tradizione. E con tutto il suo teatro, di cui "Una Rumagnola" è uno splendido esempio, ha sempre inteso portare sulla scena "la vita roimagnola e specie quella villiereccia, che è l'unica che abbia ancora salvato qualcosa della primitiva ingenua freschezza della nostra razza". Secondo Missiroli, dunque il teatro dialettale non deve essere solamente rappresentazione e divertimento, ma deve "rispecchiare tradizioni, psicologia, costumi completamente nostri".
Il teatro di Missiroli, dunque, è sorretto da questo robusto substrato di tradizione e di cultura che lo fa vivere nel tempo e che raggiunge il suo culmine in "Una Rumagnola". Ed è molto significativo che il filo conduttore di questo capolavoro si svolga in tre episodi diversi, quasi a voler rappresentare, oltre il tempo, anche la continuità di un messaggio.