Piccolo Teatro Città di Ravenna

G.A.D. Gino Caprara & Laboratorio Italiano

RASSEGNA STAMPA


Mercoledì 23 Gennaio 2013

+ Si ride e ci si commuove. "L'an'è la solita cumegia"

Articolo realtivo alla rappresentazione de"La Broja" al Teatro Rasi

Con “La Broja” di Gondoni, meditando sul passato, si comprende meglio il presente. Domenica scorsa il Rasi ha fatto l’en plein con “La Broja” (erba palustre spinosa), del ravennate Bruno Gondoni, opera anomala nel teatro tradizionale inserita nella rassegna dialettale della Capit. Ne sono protagonisti i lavoratori romagnoli, uomini e donne, che a centinaia nel 1886 si spostarono nell’Agro Pontino. Nella piazza di Ostia una lapide consegna a futura memoria i braccianti che bonificarono il territorio. “Volta, rivolta e torna a rivoltare, sono gli scariolanti” evoca la canta firmata da Balilla Pratella quando il sipario si apre su un nucleo famigliare e sulle sue relazioni con la comunità bracciantile. Si sorride per le battute proverbiali in gergo, per quel pezzo di Romagna trasportato nel Lazio ma, come precisa Roberto Battistini nelle note di regia, “l’an’è la solita cumégia”. Troppo grandi la miseria ed il tributo di vite pagate al lavoro, protetti solo dagli affetti incrollabili e dalla solidarietà del gruppo. Nella scena realizzata su un’idea di Francesco Fiori, la casa familiare è un fulcro sacrale, come la capanna nel Presepe. Ci vivono Maria, il marito, il figlioletto e il nonno Andrej (Mario Angelo Emiliani, veterano della compagnia) che combatte per il diritti dei lavoratori. Ribellioni e malcontenti sembrano far vacillare il sogno che li ha portati lontano da casa. Miseria per miseria, “l’è mej magnè una zola a cà”.
Poveri, dignitosi, resi forti da valori inossidabili, ma resistere è duro quando, a soccombere per l’assenza di un dottore, sono i figli che configurano la speranza di un futuro migliore. Nel lutto ci si stringe tutti e le donne faranno cordone intorno alla madre dolente. Eppure “ui vò la forza ad tirer avanti fen in chev” nella lunga strada del dolore in una terra estranea impastata di sangue e sudore. Così, dopo i sorrisi, “La Broja” muove alla commozione facendo riflettere su quanto i lavoratori hanno conquistato, anche grazie a quegli “epici” predecessori, e quanto stanno perdendo sotto il profilo della coesione, dei valori umani e della partecipazione. Opera di forte impegno sociale che umanizza una pagina di storia romagnola, “La Broja” merita di essere conosciuta dagli adulti, dai giovani e dagli studenti. Un grande plauso dunque al formidabile staff di attori della Compagnia Piccolo Teatro Città di Ravenna.